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2023-03-23 16:45:39 By : Ms. Shaw Wang

Gaetano Pesce si tiene occupato. Artista multidisciplinare iconico, attivo da oltre sessant’anni e di base a New York, Pesce continua a reinventarsi con opere sorprendenti e non convenzionali che trascendono le concezioni tradizionali di arte, architettura e design. Durante la visita di Domus allo studio nel Navy Yard di Brooklyn, Pesce e il suo team annunciano che presto il luogo si arricchirà di un nuovo spazio, e questo già coloratissimo ambiente diventerà ancora più vivace e  sfavillante. “Inizia una nuova fase per il nostro studio”, riflette. “Sembra strano, ma questo è un momento karmico”. Affiancato da un team giovane, Pesce riveste un ruolo centrale in questa energica impresa – la creazione e l’animazione di un luogo in cui elaborare e mettere in produzione nuove idee. 

Visitare lo studio in questo momento cruciale è stato come sbirciare nell’instancabile mente creativa dell’artista, dove le opere di una carriera illustre convivono armoniosamente con nuovi progetti. Un esemplare unico della sedia Mamma in sughero – probabilmente uno dei pezzi d’arredo più famosi che abbia mai realizzato – sta accanto a prototipi di vasi e tavoli in resina; un paio di scarpe esposte nell’environment creato per il MoMA nel 1972 affianca una nuova sedia in feltro e resina; più distante, su uno scaffale, una coppia di vasi My Mountains in poliuretano richiama il suo ultimo progetto, una mostra personale all’Aspen Art Museum. 

La mostra, che si chiude il 9 ottobre, ha dato a Pesce la possibilità di esplorare ulteriormente la nozione di luogo – e in questo caso particolare Aspen, una città del Colorado da lui ben conosciuta. “Ad Aspen, volevo mostrare quella che potrebbe essere l’architettura del presente”, dice Pesce. “Volevo modificare la facciata del museo per evidenziare ciò che davvero può rappresentare Aspen”. E così ha fatto, nel tipico stile esuberante e variopinto che lo contraddistingue, riprogettando un’intera parete esterna per poterci raffigurare il sole che tramonta su un paesaggio montuoso. “Abbiamo dimenticato che l’architettura è un’arte, e ogni luogo merita di essere adeguatamente rappresentato dall’artista-architetto, non in termini di materiale utilizzato, ma di trasmissione dello spirito del luogo”, spiega. Anche all’interno, la mostra esplora i temi del paesaggio naturale del Colorado. Lampade e vasi ad albero dai colori vivaci affiancano a cassettiere per collezioni di figlie, realizzati in resina apposiamente per l'occasione. Sono esposti anche lavori recenti, in particolare nuovi mobili della serie Nobody’s Perfect, lanciata nel 2002, e tre esempi dei suoi personaggi bidimensionali Skin, ritratti di figure uniche caratterizzate da una loro indivuduale personalità.

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

Gaetano Pesce, My Dear Mountains, Aspen Art Museum, 2022

Photo Josh Itola, courtesy Salon 94 Design

I vasi possono essere considerati una delle sue forme preferite. Nel corso della sua carriera, Pesce ha progettato un numero infinito di forme recipienti – ciascuna delle quali ha assunto una forma e una personalità proprie – ispirandosi a una serie di soggetti, dagli spaghetti alla lava, dalle fiamme agli alberi, per non parlare delle montagne. Spesso colorati, irregolari ed eccentrici, abbracciano apertamente la figuratività e rifiutano la piatta astrazione, divenendo così entità vive in sé. “I vasi sono elementi fondamentali e devono essere trattati come oggetti che generano vita. Quando si hanno dei fiori, è lì che li si mette, con l’acqua; siamo tutti nati da un vaso – il grembo di una donna – e quando moriamo, le nostre ceneri sono raccolte in un recipiente, un’urna”. L’anno scorso, a Design Miami, ha presentato forse il suo vaso più suggestivo, un vaso da pavimento in resina di grandi dimensioni, che colloca su un paio di gambe una coppa semicircolare a forma di grembo materno: una metafora indispensabile.

Le opere esposte in “My Dear Mountains”, in gran parte realizzate con resina poliuretanica, suo materiale prediletto, incarnano la libertà intellettuale e la malleabilità, pensieri fissi nell'arte di Gaetano Pesce. Incredibilmente versatile, la resina è facilmente modellabile e trasformabile su qualsiasi scala. “Mi sono imbattuto per la prima volta nella resina in uno dei miei primi soggiorni a New York. Sono entrato in un negozio per comprare delle matite e ho visto un vaso fatto di resina, e subito mi sono reso conto di poterla utilizzare come materiale per nuove idee, perchè è letteralmente un liquido capace di diventare solido. La resina può essere trattata in modo aperto, con uno stampo rigido o elastico, e con essa si possono produrre molti oggetti diversi”. Nel corso degli anni, nello studio di Pesce è stata realizzata una vasta gamma di tavoli, sedie, armadi, librerie, apparecchi di illuminazione, anche opere bidimensionali, servendosi di questo materiale. La sua flessibilità consente anche di raggiungere un certo grado di unicità nei pezzi prodotti, tutti originali nell’esecuzione, e in linea con l’opposizione dell’artista alla produzione industriale di massa e alla distribuzione commerciale.

È sufficiente passeggiare per la mostra “My Dear Mountains” per apprezzare la gamma di sperimentazioni condotte da Pesce sui materiali che, oltre alla resina, comprendono la cartapesta, la gommapiuma e il feltro. La sua predilezione per la scoperta di nuovi materiali e tecniche nasce da una vera e propria necessità. È il manifestarsi di una convinzione forte, che l'artista abbia la responsabilità di evolversi nel tempo. “Oggi la realtà sta cambiando e non è possibile esprimersi sempre nello stesso modo. Si cambia perché cambiano i tempi”. La massima espressione di questo sentimento è probabilmente un progetto recente, “The Time Train” (2019), un’installazione che consiste in un treno in compensato e resina che emette fumo realizzato recuperando fibre di cotone di recente utilizzo. Anche in questo caso la metafora è piuttosto semplice: il treno si alimenta dell’energia delle persone che salgono e scendono da esso, così come la società si reinventa con le nuove generazioni.

Tuttavia, non sempre gli esperimenti arrivano alla fase di produzione. Di recente, Gaetano Pesce ha preso in considerazione l’utilizzo di una particolare tipologia di ceramica elastica, impiegata dagli ingegneri aerospaziali per le testate dei razzi, per riaffermare il suo impegno nella ricerca sul concetto di malleabilità plastica. Tuttavia, il prezzo era talmente che la soluzione non è mai stata applicata. Due o tre anni fa, insieme al suo team, ha scoperto una schiuma talmente fragile e leggera che, per quanto originale e accattivante, di nuovo non ha essere impiegata in nessuna applicazione concreta. La ricerca però va avanti, e con lei  la curiosità e la voglia di idee che nascano da nuovi modalità di produzione.

La sperimentazione formale costituisce un altro dei pilastri centrali nel lavoro di Pesce, in quanto manifestazione fisica della sua predilezione per il cambiamento e l’anticonformismo – sia che si tratti dell’opera d’arte stessa sia dei prodotti a essa associati. Una delle idee alla base della sua mostra itinerante in Cina, “Nobody’s Perfect”, (in calendario a Shenzhen, Pechino e ora a Shanghai fino al 16 ottobre), consisteva nel voler sottolineare l’importanza dell’individuo e dei diritti umani in una società in cui questi principi sono spesso trascurati. A dimostrarlo cè  soprattutto il catalogo in tre volumi, che prende la forma, ritagliata, di un profilo cinese di donna. “In 3000 anni, la Cina non ha mai visto un libro che non fosse quadrato o rettangolare” ha detto ridendo. “Per noi, l’individuo è tanto importante da costituire fisicamente la copertina di un catalogo”. Non dimentichiamo poi di menzionare il contributo più recente di Pesce al mondo della moda, con l'acclamatissimo allestimento per la sfilata di Bottega Veneta a Milano il mese scorso: un pavimento colorato in resina colata e 400 sedie che sono altrettanti pezzi unici.

C’è coerenza nell'atto con cui Pesce abbraccia l'incoerenza. In tempi così instabili, la sua filosofia progettuale è un antidoto gradito alla cupezza di una generazione colpita da una valanga di crisi del tutto impreviste. Nel corso dei decenni, Pesce ha sempre sostenuto il cambiamento e la sfrontatezza, sviluppando una visione ottimistica e lungimirante sugli oggetti e l’ambiente costruito, che permea tutta la sua produzione. Il risultato è un corpus di opere – sia utili sia completamente prive di funzione – che nella sua componente visuale rifiuta le nozioni tradizionali di una certa qual monotonia internazionalista (“deprimente perché autoritaria”, citandolo letteralmente) attraverso un uso audace del colore, dell’elasticità dei materiali e di interpretazioni sempre diverse di kitsch e massimalismo.

“Questo è il nostro momento, e credo che sia un momento davvero cruciale. Se seguiamo il nostro tempo come è nostro dovere, non possiamo essere coerenti e non possiamo essere sempre gli stessi. Quando si scopre qualcosa che è l’opposto di ciò che si è scoperto ieri, si segue una contraddizione, e va bene così. È la vita”. L’architettura e il design del futuro devono abbracciare l’incessante auto-interrogazione, la curiosità e l’adattabilità che il lavoro di Pesce incarna così vigorosamente, divenendo più vitale e rilevante che mai nella nostra epoca di cambiamento.

Immagine in apertura: Gaetano Pesce nel suo studio a Navy Yard, Brooklyn. Foto Josh Itiola

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