Tavoli liquidi e sedie ondeggianti. I progetti oltre il minimal di Junya Ishigami sono capolavori di tecnologia (con una punta di surreale)
Nel mondo del design ha fatto solo una fuggevole apparizione, tornando subito e con grande successo a quello dell'architettura dove continua a dare prove di assoluto valore per innovazione e originalità. Parliamo di Junya Ishigami (1970), già enfant prodige dell’architettura giapponese, che dopo 4 anni nello studio SANAA (fondato da Kazuyo Sejima e Ryūe Nishizawa, Leone d'Oro alla IX Mostra Internazionale di Architettura di Venezia nel 2008 e Premio Pritzker, nel 2010, quindi non proprio gli ultimi) ha poi aperto junya.ishigami+associates nel 2004. Tuttavia, le poche cose firmate nel design erano e rimangono speciali. A distanza di anni, perché parliamo del 2005, ancora viene ricordato Table, il suo tavolo in lamina d'acciaio lungo 10 metri e spesso 3 millimetri, presentato ingombro di oggetti e tuttavia in perfetto equilibrio su 4 esili gambe. In Italia, per continuare a fare un po' di storia, partecipa al Padiglione Giapponese della Biennale di Architettura di Venezia nel 2008 e ancora nel 2010 quando gli viene assegnato il Leone d'Oro (Sejima era allora direttore della sezione) con un filiforme, pressoché invisibile progetto con bacchette di fibra di carbonio alto fino a 4 metri. È questa passione per un minimalismo puro, come dice Sejima «al limite dell'astrazione e dell'assenza di gravità», tuttavia mai freddo e distante, piuttosto venato (ma bisogna guardare le cose da vicino) da un tocco surrealista che intriga Living Divani.
Nasce così nel 2008 una collaborazione che si concretizza, due anni dopo, in una collezione comprendente tavoli e sedute. Tratto comune è la semplicità delle forme abbinata a una nascosta quanto reale complessità di realizzazione. Leggerezza visiva esasperata, volumi che si dissolvono nel proprio riflesso, un sapiente alternarsi di pieni e di vuoti che rivelano inaspettate curvature e cavità, distorsioni e deformazioni sono gli elementi del paesaggio domestico dalla forte accezione onirica e poetica che Ishigami ha ideato. Sovrano assoluto è il Drop Table, un tavolo trasparente rotondo di plexiglas; esilino nello spirito del designer (e tuttavia di 148 cm di diametro), poi lo si guarda da vicino e si scopre che la parte inferiore del piano ha una curvatura, proprio come una lente. Nasce così un effetto di distorsione, come fosse una goccia che cade che è non solo ottica, ma anche reale perché le tre gambe (anch'esse di plexi trasparente) sono tutte differenti per potersi innestare. Vi risparmiamo la descrizione del processo globale di lavorazione che comunque richiede una cinquantina di ore. Ovviamente in edizione limitata il tavolo è tirato in 50 esemplari. Un boccone ghiotto per i collezionisti più abbienti; e comunque esiste anche una versione coffee più piccola e bassa con diametro di 48 cm.
Da mettere intorno a qualsiasi tavolo sono poi le sedute della Family Chair, 5 sedie in acciaio dallo straordinario effetto ottico amplificato, che sembrano essere frutto della deformazione ottenuta dall’effetto lente di Drop Table. Dice Ishigami: «Sedie che vivono in armonia come in una famiglia. Ogni sedia ha una forma leggermente diversa e sua personalità, pur nella loro similitudine. Sedia larga, sedia alta, sedia bassa, sedia normale e sgabello. È bello pensare a quale sedia scegliere per sedersi, in base all’umore della giornata. È anche bello decidere qual’è la sedia preferita. Come una famiglia seduta intorno al tavolo, così le sedie, come una famiglia, sono disposte intorno al tavolo». Interessanti, vero? E ci sono anche in versione outdoor. Ultima chicca di questa collezione è il Garden Plate, un tavolo rasoterra (è alto 5 cm) realizzato da una lastra di vetro extra-chiaro di 8mm e dalla finitura sabbiata, che, messa in uno stampo in refrattario, viene inserita in un forno a 750/800 gradi. Per colatura, il vetro si deposita nello stampo stesso. Il forno viene poi raffreddato per riportare il materiale in temperatura e così si ottiene la forma desiderata. « Ho voluto creare un paesaggio su un tavolino. Ho inserito un piccolo stagno, una piccola montagna, dell’erba, e così via», spiega Ishigami. «Sul tavolino verranno inoltre appoggiati del tè, delle candele, dei biscotti, delle tazze e dei piatti. Il paesaggio e gli oggetti formeranno una scenografia in scala e faranno apparire un piccolo microcosmo».
Lo stilista americano da 10 anni alla direzione creativa di Moschino, lascia un’importante eredità creativa ed estetica che hanno reso Moschino un punto di riferimento nella moda internazionale